Onorevoli Colleghi! - I successi ottenuti in questi ultimi due anni nell'azione di contrasto all'evasione tributaria sono la dimostrazione che anche nel nostro Paese le battaglie contro l'illegalità fiscale possono essere vinte dallo Stato. Ovviamente, si tratta soltanto dei primi risultati concreti e siamo consapevoli della necessità di insistere con determinazione e chiarezza di visione nell'opera partita dieci anni fa con la riforma dei sistemi sanzionatori tributari penale e amministrativo e continuata con l'istituzione delle agenzie fiscali nel 1999 e con un primo riordino del Corpo della guardia di finanza nel 2001.
      Ora che l'azione delle agenzie fiscali si è fatta più coerente, stabile e sistematica, riteniamo sia giunto il momento di operare alcuni altri importanti aggiustamenti dei compiti, dell'organizzazione e del funzionamento del Corpo della guardia di finanza ad ordinamento militare.
      La presente proposta di legge si basa su alcune idee-guida.
      La prima è che tra i compiti istituzionali del Corpo della guardia di finanza sia tempo di inserire le attività di sostegno e di supporto informativo ai contribuenti, in modo da incoraggiare l'adesione spontanea, consapevole e matura dei cittadini agli obblighi fiscali. Si tratta di attività nuove, da affiancare ai tradizionali moduli di tipo repressivo eseguiti dagli agenti del Corpo della guardia di finanza e alle

 

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azioni di prevenzione dell'evasione tributaria, che peraltro riteniamo necessario riconfigurare e rilanciare.
      La seconda idea-guida è un più deciso coordinamento sul territorio tra componente militare e componente civile dell'amministrazione finanziaria, da operare sulla base di princìpi di specializzazione e di divisione del lavoro per ciascuna tipologia di attività: sostegno e supporto informativo, prevenzione e repressione.
      Un'ulteriore idea-guida è l'esigenza di indicare la massimizzazione dei gettiti provinciali quali obiettivi prioritari a cui dovranno tendere le azioni svolte dai dirigenti di ogni livello del Corpo della guardia di finanza nel settore tributario, in modo da superare l'attuale eccessiva centralizzazione delle programmazioni annuali e pluriennali, in considerazione dell'estrema diversità di forme e di modi nei quali si manifestano in Italia, da territorio a territorio, i fenomeni dell'economia sommersa e delle frodi tributarie.
      Analogamente, appare necessario stimolare interventi sulla struttura e sulle procedure di lavoro per ridurre in modo significativo i costi di supporto e di autofunzionamento, tipicamente elevati nelle organizzazioni militari, e collegare retribuzioni accessorie e quindi, indirettamente, la valutazione dei dirigenti e delle carriere del personale al raggiungimento di obiettivi misurabili di efficacia, economicità e qualità.
      Altro aspetto di rilievo è rappresentato dal nuovo regime di pubblicità e di trasparenza della gestione, con comunicazione degli obiettivi assegnati e dei risultati effettivamente conseguiti dai dirigenti territoriali di ogni livello, nonché sull'andamento dei fenomeni socio-economici di rilevanza fiscale in ciascun ambito provinciale e regionale, oltre che a livello nazionale. Cittadini, regioni, enti locali e parti sociali saranno in tale modo messi in grado di conoscere, di controllare e anche di indirizzare le scelte dell'amministrazione finanziaria e le performance realmente conseguite dai dirigenti.
      Il quadro generale delineato impone anche una riconsiderazione sul sistema di tutele del personale del Corpo della guardia di finanza. La delicatezza delle funzioni di polizia economica e finanziaria svolte dalle Fiamme gialle, l'invasività dei poteri attribuiti agli agenti e la rilevanza degli interessi economici che vengono in rilievo nelle attività istituzionali del Corpo male si coniugano con la cultura militare tradizionale, che è caratterizzata da un'accentuata separatezza dalla società civile, da un elevato grado di discrezionalità dei comandi nell'impiego del personale e dalla sostanziale assenza di strumenti davvero efficaci di tutela e di controllo democratici, limitati, come noto, a poco efficaci organismi elettivi completamente interni agli apparati.
      Pertanto, senza giungere alla smilitarizzazione, si ritiene necessario rafforzare tali meccanismi con la previsione del diritto per gli appartenenti al Corpo della guardia di finanza di costituire e di aderire a libere associazioni a carattere professionale esterne e autonome rispetto alla gerarchia, come peraltro già avviene in molti Stati europei.
      L'apertura sul fronte dei diritti e la conseguente riduzione del carattere di separatezza del Corpo della guardia di finanza dalla società civile consentiranno, infine, di riconsiderare la norma che impone di nominare il comandante generale scegliendolo tra i generali di corpo d'armata dell'Esercito e di assegnare tale funzione a ufficiali provenienti dal medesimo Corpo, analogamente a quanto già avviene per l'Arma dei carabinieri.
 

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